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San Giuseppe è l'uomo prescelto da Dio per il compimento della missione più grande nella storia dell'umanità.
Tale sacro progetto aveva a che vedere direttamente con il piano divino per la salvezza del genere umano.
I vangeli di san Luca e san Matteo, in particolare, trattano di san Giuseppe, discendente di Re David, in relazione a Maria Santissima e alla nascita di Gesù. Non viene riportata alcuna parola da lui proferita, ma quest'uomo santo ha parlato e parla con le sue azioni, in maniera mistica e silenziosa, a ognuno di noi in modo tale da riempire i cuori con il suo meraviglioso esempio.
Per la mentalità dell'uomo contemporaneo il padre putativo del Salvatore è una figura poco comprensibile, relegato in un ruolo apparentemente marginale.
Tuttavia noi sappiamo che dopo la sua santissima sposa, in Paradiso, non c'è essere umano più santo di lui.
Come è possibile?
Nei piani di Dio, il Patriarca “splendore dei patriarchi”, ha svolto un ruolo di formidabile importanza. Il Padre Eterno, infatti, gli ha affidato le vite del Suo Figlio unigenito e della Madre Celeste di Lui.
Che uomo deve essere stato san Giuseppe per portare perfettamente a termine un compito tanto speciale?
Umilissimo.
L'umiltà è una virtù che viene spesso travisata. Essa è figlia primogenita della verità. San Giuseppe aveva capito che nel nascondimento avrebbe compiuto perfettamente la volontà di Dio, e così è stato. Non ha cercato in nessun modo di sfamare il proprio “io”, al contrario, ha messo a disposizione la sua vita per servire, superando prove molto ardite.
Quel Bambino Divino, che in molte rappresentazioni pittoriche e scultoree tiene teneramente in braccio, non è figlio suo nel senso biologico, ma lo è in tutti gli altri sensi e al sommo grado. Gesù gli sta sottomesso amorevolmente come un figlio è buona cosa che faccia con i proprio genitore. Non possiamo neppure immaginare che grazia sia stata poter accudire la seconda Persona della Santissima Trinità fattasi uomo.
Le litanie in suo onore lo definiscono anche come “capo dell'alma famiglia”. L'umiltà ci fa accettare fiduciosi anche i piani di Dio meno comprensibili ai nostri poveri occhi. San Giuseppe prese sul serio il suo augusto dovere e si comportò da “capo” con la profonda convinzione che Dio non sceglie solo quelli capaci, ma rende sempre capaci quelli che sceglie.
Risoluto e pratico ha agito per il bene della sua Sposa e quello del piccolo Redentore fin da quando ha accolto le parole dell'angelo che gli rivelava che il bambino nel grembo della sua Maria era opera dello Spirito Santo. La prodigiosa umiltà di cui era ricco lo ha reso conseguentemente anche “giustissimo”, “prudentissimo”, “obbedientissimo” e “fedelissimo”, stando ad alcune delle speciali attribuzioni che sempre le litanie gli tributano. Risuonano nei secoli queste invocazioni e fendono i cieli fino a presentarsi come benedetto incenso al cospetto del protettore della santa Chiesa.
San Giuseppe è anche un esempio mirabile per i mariti, per i padri e per i lavoratori.
Ha creduto, ha pregato e ha lavorato e lo ha fatto bene con dedizione e impegno senza dimenticare che la professione non deve disumanizzare, ma edificare.
Ha custodito la propria verginità con una castità angelica nel rispetto del piano divino. Questa essenziale virtù lo colloca al vertice della creazione perché la sua anima era pura, i suoi occhi erano puri, e puri i suoi pensieri e i suoi aneliti. Tanta preziosa purezza di Giglio ha terrorizzato le legioni infernali tanto che una notissima giaculatoria dice: San Giuseppe terrore dei demoni, prega per noi.
San Giuseppe ha amato davvero, e in questa sua propensione squisita ha santificato tutto ciò che ha toccato.
Chissà quale paradisiaca armonia regnava nella sacra famiglia; quanto bene farebbe a noi tutti meditare queste verità e riproporle, pur nei limiti imposti dalle nostre miserie, nelle nostre famiglie.
Che i mariti, e tutti gli uomini in genere, sappiano imitare il rispetto con il quale questo santo uomo ha accettato i compiti assegnatogli dal Padre eterno.
La Chiesa cattolica, di cui è celeste patrono, sempre lo onora e lo venera, ma non di rado è dai fedeli che non viene quanto merita, pregato e invocato, anche al fine misericordioso di consolare e liberare le anime del purgatorio.
Facciamo la nostra piccola ma preziosa parte, imitiamo un po' questo santo eccelso e adoperiamoci a pregarlo e a diffonderne ulteriormente il culto, memori di quanto di lui disse santa Teresa d'Avila:
« Io non mi ricordo, scrive la Santa, di aver sino ad oggi domandato una grazia a S. Giuseppe, che non me l'abbia accordata.